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parte non è ancora oggi di attualità, e non troverebbe numerose applicazioni?

Ma in sostanza, l'uomo era buono e degno di stima e di rispetto.

Egli fu il promotore del Pio Istituto Filarmonico, tuttora esistente; e si prestò pure per la istituzione del Conservatorio di Musica, a proposito del quale esiste nell'Archivio di Stato una sua lettera assai interessante1.

Si occupò pure di composizione e pubblicò due volumi di Ariette italiane.

Nel carnevale del 1805 cantò per l'ultima volta alla Scala, indi, a soli 50 anni, si ritirò a vita privata.

Abitava a Milano in via S. Spirito N. 1324 (ora 11) nella casa del rag. Francesco Bertani, dove prese in affitto un appartamento di 11 stanze al primo piano — casa che passò poi in proprietà nei nob- Bagatti Valsecchi.

Aveva la sua villa a Inzago, dove morì il 14 dicembre 1829, lasciando erede universale il ragioniere Gaetano Galimberti; al Pio Albergo Trivulzio lasciò i beni che possedeva nel Comune di Trecella; lasciò la casa di Inzago e i beni che quivi possedeva a certo Luigi Biagini che egli aveva tenuto a battesimo, con obbligo che se egli e la moglie sua morissero senza figli legittimi o naturali, la casa dovesse essere ridotta ad uso di Ospedale, con diritto di godere dei frutti di quei beni.

E così infatti avvenne. Ed oggi a Inzago, la via dove è posto l'Ospedale, porta il nome di Luigi Marchesi.

Tale fu questo singolarissimo artista, che, attraverso gli inevitabili difetti ch'erano per così dire il corollario logico della vita lirica di quel tempo, fu dotato di genialissime qualità, grande come artista, onorevolissimo come uomo di cuore e generoso.

  1. Ne diamo qui il testo autentico sicuri di far cosa gradita ai nostri lettori. archivio di stato
    in milano Eccellenza   

    teatrica - autografi Preso in considerazione il bellissimo piano e ben congegnato, per l'istituzione d'un Conservat. di Musica in Milano, io mi fo un pregio di subordinare rispettosamente a V. E. alcune osservazioni, per ciò che riguarda il Canto, che io ho potuto fare con gli scarsi miei lumi acquistati in tanti anni di mia professione, i quali tuttoché parranno forse di poco o niuno rilievo, possono nondimeno contribuire alla migliore riuscita di un così commendevole e necessario Istituto.

    Egli è da osservarsi in primo; che gli allievi da ammettersi nel Conservat. per imparare il canto abbiano denti belli e sani. Dalla buona o cattiva dentatura dipende assai l'avere o il far sentire la voce più dolce, più chiara e più sonora.

    Non si crede opportuno di far copiosa musica a questi allievi, poichè dall'esperienza risulta che un tale esercizio da me pure praticato pregiudica, ed affatica il petto in pregiudizio della voce.

    Converrebbe a mio avviso che si fissasse una lezione di ballo alla settimana a chi studia il canto, perchè possa egli avvezzarsi a ben presentarsi sulla scena, e mettersi bene colle braccia, ad atteggiarsi giustamente e a fare ogni movimento grazioso e decente. Assai più necessario ancora io reputo la lettura ad alta voce almeno una volta alla settimana di qualche poesia drammatica di Metastasio o di altri, per esercitare gli alunni a ben pronunciare giustamente le parole e a ben declamare e dopo qualche tempo di tale esercizio sarà molto giovevole il fare ad essi accompagnare anche col gesto tutto ciò che recitano e declamano.

    Non mi parrebbe altresì disconveniente che questi assistessero alle prove generali delle opere che si debbono rappresentare, ed anche si ammettessero ad una qualche recita di opera serie o buffa che maggiormente riuscisse.

    Vorrei soprattutto raccomandare ai maestri che saranno trascelti, che nell'insegnare ai loro allievi non avessero soltanto di mira la nota e di formare il giusto tuono della voce, ma ancora di fargli sillabar bene, e pronunciare distintamente la parola, di far sentire insomma ciò che cantano.

    È raro che abbiasi cantanti i quali pronunciano distintamente e facciano sentire le parole, che modulano col suo canto.

    Oltre a ciò suggerirei che nella lezione da darsi pel canto, il maestro non dovesse tenere ai lati come si suole gli allievi, ma dovesse mettersegli dietro il pianoforte colla medesima carta di musica che tiene davanti sul pianoforte il maestro, affinché possa egli vederli e convenirli a tempo dei contorcimenti di bocca o di viso e di altri difetti che facilmente si contraggono.

    Nell'atto che io sottometto al superiore discernimento di V. E. questi deboli miei riflessi la prego a continuarmi l'alta sua protezione e a considerarmi, quale colla maggior venerazione ho l'onore di dichiararmi

    Dell'E. V.

    Umilissimo ed osseq.mo

    servitore Luigi Marchesi.

    (1808)