Pagina:Ars et Labor, 1906 vol. I.djvu/235


musicisti del passato. 219

Col suo canto squisito, delizioso, egli inspirò la musa di molti poeti e di grandi e piccole città.

Come saggio dello stile poetico dell'epoca, riproduciamo qui un sonetto dedicatogli a Firenze nel 1779. È un modello di questo genere di letteratura:

Anche in mezzo all'orror di notte oscura
O d'ogni bel piacer motor primiero
Gran Genio d'Armonia, cui diè natura
Foste sovra ogni cor soave impero,

In qual estasi bello ogni alma fura (!!?)
Per te Marchesi, allor che Achille altero
Dolce cantando d'occultar proccura
In gonna femminil spirto guerriero!

Oh se il destino a Troja invido tanto,
Mostrato avea pria di mill'anni, e mille
Di Guerrier così caro i pregi, e il vanto,

Ilio forse non fora arsa in favilla;
Ma l'irritate Dee vinte al suo canto
Rapito avrian, non palesato Achille.

La cronaca ha tramandato il sonetto, ma non il nome del suo autore. Per questi, certamente, l'oblio è una fortuna.


luigi marchesi.

Luigi Marchesi ebbe una certa celebrità, anche, diremo così, politica.

Narra Cesare Cantù che il Marchesi, al tempo della Repubblica, invitato dal generale Miollis a dare una accademia, rispose: “il generale straniero può farmi piangere, non farmi cantare!„

Considerava a Napoleone Bonaparte come un usurpatore, e quando nel 1796 rifiutò di cantare in suo onore, fu invitato a lasciare il territorio Cisalpino entro dodici ore, e dovette alla intercessione del generale Berthier se in seguito gli fu concesso di ritirarsi in una sua villa. Per ciò ebbe le lodi dell'Alfieri che nel suo Misogallo lo chiamò un eroe.

Naturalmente, i nemici della Repubblica erano tutti suoi ammiratori, mentre invece i repubblicani non gli risparmiarono le dimostrazioni ostili. Così, le ostilità ed i rancori politici, sceglievano per campo di lotta, un terreno... che chiameremo neutro.

Già, intorno ai musici, il Parini aveva scritto moltissimi versi:

Aborro in sulla scena
Un canoro elefante
Che si trascina appena
Sulle adipose piante,
E manda per gran foce
Di bocca, un fil di voce.

Benedetto Marcello, aveva pure protestato contro il barbaro costume, componendo due Madrigali a quattro voci, su certi versi satirici che non riproduciamo... per non insistere troppo su un argomento per sé stesso antipatico.

Del resto, a dar meglio un'idea del mondo come la cosa era intesa e sentita a quei tempi, basterà citare — dall'opera Il teatro giacobino ed antigiacobino in Italia, 1796-1805, del chiar. dott. Antonio Paglicci-Brozzi — il seguente periodo: “Il celebre Marchesi era l'idolo festeggiato e desiderato di tutta la Nobiltà (milanese) la quale con questo voleva dar a vedere come si tenesse salda alle tradizioni del passato adorando questo ultimo di quella grande e così ammirata pleiade di evirati che aveva formato la delizia di tutti i musicofili del secolo XVIII„.

Proprio vero che la politica.... si caccia dappertutto!

Intorno al Marchesi, è curiosissimo questo brano che si legge nella Storia Universale del Canto di Gabriele Fantoni:

“Marchesi, il brillante cantante, che però non aveva né il patetico di Gadagni Giuseppe, né lo stile elevato di Pacchiarotti Gaspare, colla sua femminea voce, per la quale in una parte di donna aveva debuttato in Roma nel 1774, volea sostenere parti virili e fiere che gli permettessero di portare grand'elmo dorato e piuma rosse e bianche.

Volea sempre entrare in scena discendendo una collina, dall'alto della quale potesse gridare: Dove son io? — Esigeva quindi che una trombetta facesse sentire alcune note squillanti, per poter nuovamente esclamare: — Odi lo squillo della tromba guerriera?

Allora, avanzando al margine della rampa, cantava invariabilmente un rondeau composto di cruda sorte e lanciava un diluvio di scale e volatine le une più ripide delle altre, che ondeggiavano e sfavillavano come le piume ed il bagliore del suo caschetto.

Né è da meravigliare che i maestri piegar dovessero alla pressione di tali capricci, e gli uditori fossero costretti ad arrendersi alle lor voglie, se i medesimi coronati e potenti subir dovevano e il loro fascino e il loro dispetto, e i vincitori innanzi a quelle strane potenze erano vinti!„

Di questa psicologia così fina e arguta, quanta