Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
MELCHIORRE DÈLFICO | 195 |
Guardate il nostro «Arlecchino» del Quarant'otto?... Guardate le caricature del Colonna, predecessore e poi cooperatore di Melchiorre Dèlfico; guardate quelle degli altri caricaturisti, che accompagnarono la prosa faceta dell'Alessandroni, il fondatore di tutta una plejade di giornaletti, cosidetti umoristici, a Napoli.
Tutti, chi più chi meno, furono inferiori all'artista del quale discorso.
Una delle caricature di Alessandroni non mi è mai più uscita di mente. Per un certo duo articolettaccio, pubblicato nel periodo del Sessanta, egli, che era un curiosissimo nanetto, fu sfidato da un militarone borbonico, mastodontico personaggio da ricordar le figure fluviali del Bernini. L'Alessandroni, naturalmente, declinò l'onore della partita d'onore col gigante; e la domenica appresso, una pagina del suo giornaletto era occupata da una gran caricatura: un enorme militare con un tremendo sciabolone alla Golia sotto al braccio, ad inseguire un insettucolo, sotto le sembianze umane: era Alessandroni che scappava davanti al suo tremendo nemico.
Voi lo capite: in tal maniera, il mit les rieurs de son cotè!
II.
Chi s'è trovato, anche da fanciullo, come me, durante il periodo garibaldino a Napoli, non dimenticherò più, tra l'altro, la sfuriata delle caricature del 1860-61. Pareva che il bel paese, più che mai pieno della secolare effervescenza, montato al supremo grado dell'entusiasmo, si sfogasse coi tanti e con le caricature dei suoi oppressori spodestati e dei liberatori, sprofondando gli uni nel ridicolo, facendo l'apoteosi umoristica degli altri.
Fra tutti i gazzettini del genere, emergeva l'Arlecchino del 1848, risorto a nuova vita, sul quale Dèlfico gettava, alla diavola, una caricatura per settimana.
Ma, giovane, aristocratico e per famiglia e per senso artistico, non troppo sfornito di fortuna, Dèlfico non simpatizzava gran che la Caricatura della Domenica, nonostante la sua fosse più popolare di quelle di tutti gli altri giornaletti.
Melchiorre Dèlfico vagheggiava la caricatura lungamente pensata ed artisticamente eseguita: la gran tavola disegnata prima e poi dipinta a mano (ché in quel tempo, specialmente in Italia, non si parlava ancora di