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LETTERE E ARTI


Colle Gigliato! — Giuseppe Sacconi, il triumvirato del monumeto a V. E., e il Gran Maestro dell'Arte italiana — Severino Ferrari — Giosuè Carducci ed il premio Nöbel — Mistral e Shelley — La Casa del Carducci — Le prose scelte di G. D'Annunzio — Il Santo di A. Fogazzaro — Il concorso drammatico di Eleonora Duse — Il Teatro Stabile dell'Argentina a Roma — Shakespear e Brieux — Leonardo Bistolfi, un concorso e l'Accademia trionfante — I furti di opere antiche, e l'avventura di una Madonna — Vittorio Carpaccio — La Medusa di Leonardo

Colle Gigliato! Avete mai veduto il triste rifugio dal così dolce nome, nel discendere l'Appennino in ferrovia verso il fertile piano di Toscana? La strada ha ormai lasciate le alte selve di castagni, ha attraversate le lunghe gallerie, e si volge alla città di Cino fra poggetti ricchi di viti e di ulivi, sparsi di casette e di ville con spalliere di rose e filari di cipressi. Uno di quei poggi, e dei più ridenti, è un asilo per coloro la cui ragione si è oscurata o il cui pensiero vaga in regioni che noi non conosciamo. Sono usciti di là in questi ultimi mesi per l'eterno riposo due nobilissimi ingegni, il maggiore architetto e uno dei migliori poeti dell'Italia odierna: Giuseppe Sacconi e Severino Ferrari.

Giovanni Pascoli, facendo il 9 gennaio l'elogio di Giosuè Carducci nell'Aula Magna dello Studio di Bologna, lo definì il poeta della terza Italia, come Virgilio era stato della prima e Dante della seconda, Orbene, Giuseppe Sacconi, l'autore del monumento al re Liberatore, merita di essere chiamato l'architetto di quella medesima terza Italia che oggi si dibatte tra il desiderio della grandezza e la stupidità della burocrazia e la corruzione dei governi. Non appena il Sacconi è scomparso, ecco la burocrazia e la massoneria correre all'assalto come uccelli da preda: accendersi intorno alla grande opera incompiuta mille inconfessabili speranze e mille ambizioni. Io credo che non vi sia stato architetto caro alla burocrazia e al Grande (perchè grande?) Oriente, il quale non si sia sentito degno della successione. L'improntitudine è una delle caratteristiche più comuni della natura umana. Il Governo, cioè l'insieme di coloro che di regola governano meno di quello che siano essi governati dalle clientele, è stato qualche tempo irresoluto: poi, quando finalmente ha creduto bene di dare al grande costruttore morto un continuatore, ha nominato.... una Commissione.