Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/92

— No, non cercarmi di più... sarà forse stato un momento di cattivo umore... mi sarò forse ingannata io.

— Ebbene, ebbene? — richiedeva la Firmiani.

— Che vuoi, Cristina; non saprei come cominciare. Egli ebbe dei modi e delle parole così strane!... Era già da qualche tempo che io m’era accorta della sua freddezza... pur non gli feci carico sperando la fosse passeggera... ma ora...

— Capricci, mia cara! Se è tutto qui non vedo ragione per disperarsi. Gli uomini hanno tavolta certe ubbie che non sanno nemmanco essi come vengano loro in capo, e dietro cui fanno tutte le corbellerie amorose che non farebbero se si lasciassero guidare soltanto dal loro cuore. Una parola, un frizzo d’un amico basta perchè l’amante non ci guardi più in viso per una serata intera, mentre la sera prima non s’era fatto scrupolo di passarla al nostro fianco quanto fu lunga. Basta che qualcuno gli abbia detto che tu non eri messa con buon gusto...

— Oh no; egli non è così leggero.

— Ah tu non conosci gli uomini; — continuava Cristina colla sua logica... entrando a gonfie vele nel discorso prediletto — Poniamo dunque che alcuno gli avesse detto che tu non eri elegante... non è una ragione per mortificarti. In ogni caso egli è un uomo ben poco delicato.

— Oh no, Cristina; — sclamò Noemi — Mio Dio! sarebbe orribile s’io dovessi sospettare che Emilio mi dovesse amare soltanto per la mia acconciatura.