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— Che cos’è che mi sembri di cattivo umore stassera? Si direbbe che hai pianto.

Noemi a quel brusco richiamo al suo dolore si sentì venir le lagrime grosse sul ciglio; ma sforzandosi di sorridere all’amica:

— Tu scherzi; — le diceva — perchè vuoi che abbia pianto?

E allora svincolando una mano da quella di sua cugina, e prendendo con noncuranza fra le dita il lembo del di lei colletto, ch’era un bel lavoro di ricamo, si mise a fargliene i più grandi elogi.

Vi sono poche donne che con una lode ben formulata a qualche parte del loro abbigliamento non si possano sviare da una idea, da un discorso incominciato.

Se non mi credete vi prego di farne la prova.

A mezzo d’un ragionamento di qualche vostra amica, sia pure di garbo e piena di spirito, uscite ad ammirarne il vestito, un braccialetto, una trina, e c’è da scommettere mille contro uno che ella sospenderà per lo meno il discorso per ascoltarvi e forse per rispondervi.

Perciò la contessa, staccati gli occhi da quelli di Noemi, stette a udir sorridendo le sue lodi e rispose:

— Ti pare?

— Ma certo che mi pare; — continuava Noemi — io non te l’ho mai veduto ed è una vera meraviglia di finezza e di buon gusto.

— Indovina chi me lo ha ricamato? — chiese Cristina.