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Il sorriso sinistro di poco prima si dipinse di nuovo ne’ suoi occhi.

Era di gioia, di speranza o d’invidia?


Cristina Firmiani aveva sortito da natura degli istinti perversi. La cupidigia e l’invidia, due dei più brutti peccati che infestino la misera umanità, avevano trovato nel suo cuore un comodissimo nido. In altre circostanze, con un altro marito, senza quel continuo barbaglio che le facevano dinanzi agli occhi i milioni del nonno, Cristina sarebbe forse stata una donna rispettabile ed una buona moglie. Così ella si trovava, quasi senz’avvedersi, sulla china fatale che rende infami e spregevoli le creature di Dio.

Dal giorno che aveva sposato il Firmiani ella s’era sentito crescere a poco a poco in cuore i suoi malvagi istinti. Un’idea fissa la tormentava: quella di vedere un qualche giorno suo marito unico erede del nonagenario conte.

Ora l’affetto, la tenerezza, che questi dimostrava per Noemi l’avevano spaventata, giacchè vedeva in essi un ostacolo terribile frapposto alle sue speranze.

Da quel giorno ella avea giurato in cuor suo di far ogni sforzo perchè questa predilezione cessasse, da quel giorno era divenuta la più implacabile e la più segreta nemica di sua cugina.

Sua madre era d’origine romana; c’era nelle vene di Cristina un po’ di sangue dei Borgia. Una donna come lei, quando trova un ostacolo a una passione