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Potete dunque imaginarvi come fosse accolto a braccia aperte dalle mammine il nostro Firmiani, figlio del colonnello di Napoleone e nipote del milionario conte Lorenzo, non appena lasciò trapelare idee di matrimonio.

La fanciulla che fra le molte convenne più a Girolamino — quella che gli parve soddisfacesse non tanto al proprio cuore, quanto ai suggerimenti del ricco nonno — fu madamigella Cristina Barezzi, non troppo bella, non troppo giovine, non troppo ricca, e che gli parve buona e senza pretese.


Cristina Firmiani era una di quelle donne a cui non si saprebbe dare un’età. E se un figlio, che vivo avrebbe avuto diciott’anni, non l’avesse tradita coll’inesorabile autorità delle cifre, ella avrebbe fatto credere volontieri al mondo di non averne più di trenta.

Questo bisogno — del resto abbastanza naturale nelle donne — di nascondere la vera età, Cristina lo rivelava assai chiaramente nell’acconciatura tutta a vezzi e fronzoli e nell’insistenza ch’ella metteva a far entrare nei suoi discorsi com’ella fosse stata maritata giovanissima. A furia di ripetere questo particolare della sua vita essa lo avea senz’accorgersi così esagerato, l’aveva ornato di tali superlativi che stando letteralmente alle sue parole s’avrebbe potuto credere che la poverina fosse stata abbandonata nelle braccia di uno sposo prima dell’età della ragione. E anch’essa aveva finito col per-