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E anch’io dico il vero ho sempre ammirato quell’antico re di non so qual Grecia, il quale avendo trovato nel suo giardino una piccola e sottile pantofola, mandò intorno migliaia de’ suoi ministri a cercare la creatura a cui essa aveva appartenuto.

È impossibile descrivere con evidenza la grazia, dirò quasi arguta, di quel piedino andaluso, calzato dal suo stivaletto di seta, colla punta di marocchino dorato, e due piccoli tacchi insolenti come quelli d’una marchesa a’ tempi della Reggenza.


Ella aveva nome Noemi.

Farà un po’ specie questo nome che generalmente non è portato che da donne israelite; ma non era senza ragione: nel viaggio di nozze la sua povera madre aveva corso un gran pericolo e ne era stata salvata per caso da un banchiere Ebreo; la riconoscenza del marito, era stata tale, che aveva promesso di mettere il nome del salvatore al primo figlio che gli fosse nato.

— Potrebbe essere una femmina, — aveva osservato il banchiere — e in questo caso il mio nome non servirebbe; ma giacchè siete così gentile, se il vostro primogenito fosse una femmina mettetele il nome di mia figlia... della mia povera Noemi, che mi è morta a Napoli or sono due anni.

Noemi era l’unica figlia del secondogenito del vecchio Firmiani, e moglie dell’uomo grave che discorreva di politica, il signor Emanuele Dal Poggio.