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tanto studiato, che basta presentarlo a lettori intelligenti, perchè sia conosciuto e... compianto.

Del resto la sua storia, era press’a poco la storia di tutti i suoi simili.

A diciott’anni quella sirena morale che i poeti chiamano desio di gloria gli avea cantata nel cuore la solita melodia.

Da Bergamo, sua patria, dove avrebbe potuto vivere, se non felice, tranquillo, era disceso in questo microscopico Parigi della Lombardia, per tentare la sorte delle lettere... ed essere dichiarato genio.

Pochi mesi dopo il suo arrivo, era sopraggiunto quel magnifico ribollimento di teste e di cuori che con una parola sola fu chiamato il quarantotto.

Anch’egli era stato sbalestrato qua e là per la penisola con un fucile sulle spalle... e, quando tutto fu finito, avea fatto ritorno alla sua Bergamo.

Ma com’era da aspettarsi, dopo un anno di calma, la sirena lo avea risospinto a Milano...

Sei mesi dopo egli si era veduto sospendere i sussidii da casa.

Suo padre s’era stancato di mantenere alla capitale un fannullone — diceva lui — che non veniva mai a capo di nulla.

Il povero vecchio s’era andato immaginando in buona fede che all’arrivo a Milano del suo Gustavo — un figliuolo di tanto talento! — tutti i giornali dovessero gridare ai quattro venti la cosa.

Il figliuolo di tanto talento s’era dunque trovato