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E stretta la mano all’amico, montò nella carrozza preparata per lui, colla disinvoltura d’uno sposo che vada a nozze.

I galantuomini entrarono anch’essi, calarono le cortine, e il cocchiere sferzò i cavalli.


— Teodoro finirà col disgustarci se continua così — disse Gustavo — Egli non ci ha dato che dei disturbi finora. E tutto per quella sua Teresa...

Emilio sorrise e non disse che:

— È innamorato!

Ma con quel sorriso, e con quella frase scusò l’amico più che con mille ragioni.

— Bisogna pensare a liberarlo subito; — soggiunse — Andiamo da papà Niso, a cui ho consegnato ieri sera il biglietto della lotteria. Quanto meno Teodoro starà in quel luogo, tanto meglio per tutti.

Così dicendo allungarono il passo, e pigliando giù per una via a destra, s’avviarono verso la contrada dove stava di casa Niso Piertini.


Nel tempo ch’essi impiegano a far la strada noi occupiamoci un po’ della loro fisiologia.

Gustavo lo spiccio in due tratti.

Abbiamo udito da lui stesso che stava scrivendo una commedia per un teatro milanese. Su di essa fondava ogni sua speranza. Lo sventurato faceva il drammaturgo per vivere.

Questo tipo, del letterato per mestiere, fu ormai