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La sola cosa che trovo utile di accennare — per non far nascere equivoco fra il biondo ed il nero — si è, che giammai Spagnuolo o Siciliano possedette capelli più neri ed occhi più fulminei di quelli.

Anche sulla messa di Emilio non dirò che poche parole.

Egli vestiva con una semplicissima eleganza; nè avrebbe potuto far altrimenti, giacchè, come vi ha della gente che neppur il primo sarto dell’orbe terracqueo riuscirebbe a vestire con garbo, ve n’ha anche di quella a cui ogni abito sta dipinto...

Emilio era appunto così.

Senonchè bisogna sapere che da qualche tempo s’era fatta una grande trasformazione nella sua maniera di vestirsi.

Soltanto un mese prima, a dispetto della nativa eleganza, i suoi abiti troppo democratici lo avrebbero fatto scambiar da lontano per un mascalzone.

Ora invece si vedeva a prima vista il gentiluomo. Le sue mani, che prima di allora non avevano mai fatta conoscenza coi guanti, s’erano decise a calzarne qualche paio. Il suo capo, che non era mai stato coperto da altro cappello che di feltro a larga tesa, s’era già assuefatto al cilindro, il quale quantunque orribile, è però sempre il cappello della gente educata, che non stia per andarsene in campagna.

Contuttociò — ripeto — sue mani, piccole, bianchissime, colle unghie rosee e irriprovevoli, a dispetto di quella totale assenza di guanti, fa-