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Intanto quel secondo nucleo di insorti, comparso improvvisamente sul fianco del castello, si dirigeva a corsa verso la porta di esso coll’audacissimo pensiero di assaltare il presidio che, ancora ignaro di tutto, non si guardava menomamente. Erano una trentina a dir molto, e fra tutti avevan tre fucili; gli altri, stili e stocchi.

Emilio e Niso, lasciando di dar la caccia agli sparpagliati nemici, si diressero tosto verso coloro, seguiti da una diecina di compagni, e non appena le due schiere, avvicinandosi velocissimamente ad angolo retto, furono in grado di potersi ravvisare, Emilio, nei due animosi che conducevan quei pochi all’assalto, riconobbe altri due dei sette, e volgendosi a Niso, sclamò con sorpresa:

— Guarda Gustavo e Teodoro! Viva i sette; morte ai Tedeschi!

Niso ed Emilio precipitarono la corsa e raggiunsero i due amici sulla soglia del castello, mentre Gustavo che era entrato il primo di tutti, sorprendeva la sentinella e le inchiodava nella gola l’allarme con una pugnalata.

Allora fu una scena da non dirsi. Que’ trenta eroi si avventarono ciascuno contro un Austriaco senza dar un grido, muti e terribili come ombre furenti, e sterminarono la schiera che stava di guardia sotto l’androne. Coi conquistati fucili si slanciarono a baionetta in canna nel primo cortile... e si udì per qualche tempo un orribile scrosciar colpi, e grida di cadenti, e lamenti di feriti, e lun-