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CAPITOLO SEDICESIMO.



Il sei febbrajo.

Gli antichi, maestri egregi nell’arte di dare una forma sensibile alle passioni e al dolore, raffigurarono cangiata in sasso la misera Niobe, a cui la vindice Dea aveva trucidata la prole.

I moderni romanzieri, per togliersi dall’imbarazzo, e per chiudere degnamente il capitolo, fanno svenire molto volentieri i loro protagonisti, e cominciano poi il susseguente colla solita formola:

“Quando Arturo — o Armando — o Alfredo — fu tornato in sè, volse gli occhi intorno, ecc. ecc.„

Nella Fanny — il romanzo dalle 28 edizioni, che da’ critici diversi fu chiamato, a vicenda, poema ed obbrobrio, capolavoro ed aborto — il protagonista, un certo Roger, ha la bontà di svenir quattro volte in sei o sette pagine...