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A questa tacita provocazione il Dal Poggio fe’ un movimento come per lanciarglisi contro. Ma il vecchio che gli stava al fianco, afferratolo energicamente per un braccio, lo trattenne susurrandogli all’orecchio:

— Ricordati Emanuele... — quindi rivoltosi a Emilio, a bassa voce e commossa, ripigliò:

— Signore, è inutile che io le esponga la ragione della nostra venuta in casa sua. Ella ci ha già conosciuti ed è troppo uomo d’onore per mentire... Io spero ch’ella vorrà evitare ogni scandalo in così delicata circostanza...

Emilio determinato a non dar ragione di Noemi, superbamente rispose:

— Io non so che cosa voglia dire vostra signoria; non ho il bene di conoscerla... e mi meraviglio che la s’introduca così nella casa altrui...

— Dunque ella vuole che parli io? — lo interruppe il Dal Poggio livido di sdegno represso — Che può ella rispondere a me? Ho il diritto di entrare qua dentro? Fra noi c’è o non c’è una partita da aggiustare? Che pretende ella di fare...? Io sì, pretendo da lei che mi abbia a dire dov’è quella donna che è venuta poc’anzi a mettersi sotto la sua protezione... M’intende ella, m’intende?

Queste frasi febbrili, sconnesse, uscivano come sibilando dalle labbra dello sventurato, che quantunque trattenuto indietro dal conte, si curvava innanzi colla persona verso Emilio, e gli tendeva minaccioso il braccio che gli restava libero.