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nava per metà. Nella penombra prodotta da un paralume, il professore vide un letto a sopracielo cortinato e capì tosto che la creatura a cui egli veniva a recar gli aiuti della sua scienza era là.

Una veste da camera femminile foderata di martora bionda stava rovesciata sul dossale d’una sedia a bracciuoli accanto al letto, e sul tavolino da notte vide, insieme ad un servizio di cristallo turchino, alcuni libri, un braccialetto, e un cestello da ricamo.

Il giovine che precedeva il professore, giunto al letto, ne rimosse le cortine e si curvò a parlare con alcuno che vi stava celato di dietro.

Detta qualche parola sottovoce si volse al professore che s’era fermato qualche passo indietro e gli fe’ cenno di venir innanzi.

Allora questi dato un passo vide sdraiata in quel letto... col volto coperto da una maschera... una donna... che gemeva sommessamente.


Tre ore dopo quella camera poco prima così silenziosa echeggiava dei vagiti di una creaturina... venuta a questo mondo a godere o a soffrire.

La madre era fuori di pericolo.

Il professore guardò l’orologio. Erano le sei del mattino.

Le sei del mattino del giorno 16 dicembre 1829.