Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/275

— Che volete che io vi dica? Non vogliate farmi ripetere una cosa che mi abbrucia le labbra solo al pensarvi... Vostra nipote è una donna senza cuore, senza principii... Una donna perduta.

— Emanuele! — gridò il vecchio quasi fuori di sè — Possibile che io debba ascoltar da te queste parole di Noemi?... di mia figlia?

— Voi sapete che io non so fare dei giri di parole. Avrei desiderato non parlarvi di ciò, e tenervi nascosta questa mia sciagura;... ma non sapevo in qual modo avrei potuto farvi persuaso che è indispensabile ch’io parta da Milano in questa stagione.

Il nonno, col gomito appoggiato sul ginocchio e il mento nella destra, stava meditando con muto dolore.

— E averlo preveduto! — sclamò poi — Ma forse non si era già più in tempo... Povera Noemi!

— Non è lei che dovete compiangere, caro nonno; -: disse il Dal Poggio levandosi con dispetto e mettendosi a passeggiare per la stanza — no, non è lei, che ci ha ingannati ambedue ignominiosamente, vituperevolmente...

— Là, là;... — sclamò il vecchio facendo cenno colla mano al nipote di calmarsi — Oggi sono io che ti prego di non dire delle frasi inutili. Ormai, ciò che è, è; gli omèi sono superflui. È dunque meglio che pensiamo al modo migliore di guarirla... E prima di tutto ti prego di raccontarmi chiaramente le cose come stanno, giacchè le tue parole vaghe e senza conclusione potrebbero lasciarmi credere più di quello che è realmente.