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quell’oh! dei convitati, giacchè Noemi era tanto bella che la sola sua vista rallegrava ogni cuore.

— Spero bene, Emanuele, che non vorrà essere cosa grave; — sclamò il conte con un po’ di turbamento, frugando in viso al Dal Poggio.

— Non è cosa grave, — rispose questi — ma desidera però di essere lasciata tranquilla. È la sua solita emicrania nervosa;... e mi ha pregato vivamente di far le sue scuse a lor signori...

Un secondo oh! non meno sincero del primo, troncò quelle scuse. La zitellona avrebbe voluto andar subito a trovarla;... ma ne fu dissuasa da Emanuele, che le ripetè come Noemi bramasse di essere lasciata tranquilla.

— Poverina! — osservò il consigliere — È già da qualche tempo, mi pare, che ella non si sente così bene come pel passato.

Il Dal Poggio corrugò la fronte e rispose subito:

— Tutt’altro, caro il mio consigliere...! È sempre stata egregiamente.

Ma tosto, coll’idea che il lasciar credere a una lontana minaccia di malattia gli avrebbe giovato per l’altro fine, quasi ravvisandosi, continuò:

— È però vero che il medico qualche tempo fa le disse che non le farebbe male a tentare qualche cosa di insolito, acciocchè questa benedetta emicrania non torni troppo spesso a tormentarla.

— L’ha già veduta il medico? — chiese il nonno.

— Oggi no: ma l’ultima volta le suggerì di far del moto, di provare a mutar aria... e tra le altre