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Un po’ di polvere, e qualche ragnatelo, completavano — come dicono i romanzieri — la fisonomia di quella sala.

Il professore, preso in mano un lume, s’accostò alla parete e, fatto riverbero della mano, aguzzò l’occhio su uno dei quadri che stavano appesi alla destra del camino; e non appena il suo sguardo si fu posato su quel dipinto, tutta la sua fisonomia fu illuminata da un’espressione di gioia e di meraviglia.

Chiunque in quel punto avrebbe riconosciuto nel professor Bartelloni un profondo conoscitore.

— Possibile! — sclamò sommessamente. — Ed io non saperlo...? Diamine! Chi sarà mai il padrone di questa casa?

E già si moveva ansioso per esaminare gli altri quadri che ornavano le quattro pareti, quando l’uscio per cui poco prima era scomparso il suo compagno di viaggio si schiuse di nuovo e questi si mostrò sulla soglia facendogli cenno di seguirlo.

Il professore, deposto il lume s’avviò e venne introdotto in un’altra sala.

Essa non dissomigliava dalla prima, e come la prima si avrebbe potuto crederla disabitata, se la temperatura sensibilmente accresciuta, e un certo vago e parlante disordine di robe sparse sulle poche suppellettili che l’ammobigliavano, non avessero fatto accorto chiunque che la era abitata... e abitata da una donna.

Una lucerna, posata su una consôle, la illumi-