Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/265

— V’ho detto di tenervi per voi le vostre frasi da romanzo, miserabile donna. Io non sono un personaggio da romanzo, io! Se volessi esser tale potrei, come usano certi stolidi mariti del giorno d’oggi, potrei uccidere o farmi uccidere dal vostro signor Digliani che avete veduto poc’anzi. Ma siccome vi ripeto che io tengo sopratutto a salvar le apparenze, così non penso neppure a castigarvi come meritereste. E badate di non obbligarmi a usar la violenza. La carrozza di posta sarà nella corte domani. Sappiatevi regolare.

Così detto uscì dalla camera.


Appena ebbe volte le spalle a sua moglie, con cui si era sforzato di non mostrare che disprezzo e abbonimento, il Dal Poggio si sentì avvampare nell’anima tale un furore contro la colpevole donna, che si pentì amaramente d’essere stato così calmo. Tanto più che il di lei rifiuto di partir da Milano, al quale poco prima non s’era degnato di dare importanza, gli risuonava nell’orecchio come una ribellione, come una minaccia, e gli inviperiva nel petto lo sdegno e la gelosia.

La qual passione, più che ogni altra, si modifica nelle sue manifestazioni a seconda del carattere di chi la risente; ond’è ch’essa può apparire la più nobile come la più abbietta delle tempeste dell’anima. Nel soffio infuocato di gelosia, che passa sul cuore di un generoso e fervido amante, c’è sempre qualche cosa di bello e di grande. Le furie di