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dita a danno di Noemi; e per trovarsi sola con essi, aveva mandato fuori di casa suo marito Girolamino, con un pretesto.


Quando le fu annunciato il Dal Poggio, finse di ricordarsi allora allora che egli veniva per parlare d’affari con Girolamino, e volgendosi a lui che entrava, colla mano aperta sulla fronte:

— Ah la stordita ch’io sono! — sclamò — Mi sono scordata che tu dovevi tornar oggi per quella faccenda con mio marito, e l’ho mandato fuori di casa. Questa volta sono proprio imperdonabile;... la colpa è tutta mia.

— Non monta; — rispose il Dal Poggio — l’affare non è poi così pressante che non si possa rimetterlo a più tardi.

— Se è così tanto meglio! Temevo d’aver fatto un danno; del resto se hai tempo di aspettar qui un pochino, egli non deve star molto a ritornare.

— Bene, allora lo aspetterò; — rispose volentieri il Dal Poggio, sedendosi accanto alla toeletta dell’attempata elegante.

— E Noemi come sta?

— Sta bene; anzi ti dirò francamente, giacchè sono qui, che ho bisogno di continuare il discorso di ieri, giacchè sarebbe inutile dissimularti che è per me d’una certa importanza. Ieri sera io ho parlato a Noemi, e sfortunatamente ho dovuto convincermi che i miei sospetti non sono infondati! Eh già tu ridi, come il solito, ma io son d’avviso che non ci sia nulla da ridere.