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— Naturalissimo. Principalmente i peccati veniali. Ci sono delle debolezze che fanno più vergogna a noi stessi... che non un delitto... dato che fossimo capaci di commettere un delitto.

La conversazione, nutrita di filosofia e di morale, continuò così una buona mezz’ora, finchè una troppo rapida svoltata della carrozza per poco non fece cozzar l’un contro l’altro i due viaggiatori. Il legno fu lì lì per dar la balta; ma, ripigliato fortunatamente il suo centro di gravità, continuò per piccolo tratto ancora la sua corsa precipitosa, passò sotto un androne selciato, e si arrestò in un luogo aperto, che dovea essere necessariamente il cortile d’una casa.

— Eccoci! — disse il giovine al professore levandosi da sedere.

— Ci siamo? — sclamò questi — Bene arrivati.

L’altro, quando fu uscito, gli stese la mano, lo aiutò a smontare, levò di sotto al sedile l’astuccio dei ferri, e s’avviò a braccetto del suo cieco compagno. Attraversato un portico, l’avvertì che stavano per incominciare i gradini di una scala. La montarono. Giunti sul secondo pianerottolo, aperse un uscio muto sui cardini, e conducendo sempre per mano il professore attraversò un’anticamera, per un altr’uscio passò in una seconda stanza, e disse:

— Ci fermeremo qui.

— Posso sbendarmi? — disse il professore.

— Senza dubbio.

Bartelloni non se lo fece dir due volte. Toltosi il