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minato dalla gioia di chi si desta da un bel sogno d’amore. Infatti egli aveva sognato di Noemi, e a Noemi volava il primissimo pensiero del mattino; a Noemi che doveva venir a trovarlo quel giorno, come erano rimasti intesi l’ultima volta che s’erano veduti.

Ora, pensando alla felicità che lo aspettava fra poche ore, si sentì inondato il cuore di una gioia così viva e così fresca, che gli parve di non averne mai provata la simile, neppure la prima volta. Le sensazioni sgradevoli e fosche della notte — che quantunque un po’ ammorzate dal sonno dormito e dal sogno d’amore, pur gli erano ricorse tosto alla memoria — davano risalto col loro contrasto all’inebbriante pensiero che gli scaldava il cuore e le fibre. Si sentiva più leggiero, più padrone di sè, più innamorato che mai; e, come invaso da folle gioia, si stropicciava velocissimamente l’una contro l’altra le palme delle mani, con quella specie di contrazione muscolare e convulsa, che ognuno de’ miei lettori avrà provato in circostanze consimili. Una lieve febbre gli accelerava il corso del sangue nelle arterie; gli pareva, insomma, di non essere mai stato tanto felice.

A poco a poco la sua fisonomia s’impensieriva; il suo sguardo diventava fisso... Riandava colla memoria gli ultimi mesi della sua relazione; contava le lagrime che Noemi aveva sparse per lui; rammentava le freddezze, le scene di malumore, i dispetti; e si sentiva preso da un gran rimorso e