Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/223

Emilio — dico soltanto che per far le cose a questo mondo ci vuol denaro, perchè nessuno lavora per nulla, ed io non li trovo per la strada come i ciottoli i marenghini.

— Ma che? credi tu di parlar con un imbecille? In soli sei mesi ch’io ti conosco non sono forse passate dalle mie nelle tue mani più di duecento svanziche, oltre la paga per te e i tuoi compagni?

— Ebbene? — rimbeccò Paolino — Era forse roba sua? Lei non ne piglierà forse del denaro dai signori di Londra?

— Io! — sclamò Emilio fermandosi — Miserabile! Ah tu credi dunque che ci sia al mondo denaro bastante per mettere un uomo al rischio continuo della forca, come lo sono io, dacchè ti ho conosciuto?

— Ed io dunque non sono forse a questo rischio?

— Basta così! — sclamò Emilio vedendo di non poter uscire altrimenti dal circolo vizioso di quell’infame diverbio. — Ne ho abbastanza d’averti fatto vedere che le tue arie di spavaldo a me non mi vanno. Ora veniamo a noi.

Così detto mise una mano in tasca, ne cavò del denaro, e lo diede a Paolino, soggiungendo:

— Ecco la paga del febbraio... anticipata come il solito. Ora, ricordati, che questa è l’ultima volta che esce denaro dalle mie mani per cadere nelle tue. Io mi ritiro definitivamente, e non voglio più saperne di nulla. Domani o dopodomani riceverai gli ordini da un altro.

— Come! — sclamò Paolino tutto raddolcito al