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poneva di far il passaporto ad una spia, chi ad un commissario, chi ad un generale, un altro ad un banchiere, un ultimo a un gesuita: ognuno aveva il suo, e tutto ciò per aver pretesto a chieder denaro, e ad oziare per mandato della patria.

“I capi energicamente respinsero quelle sanguinose profferte, dichiarando che tali fatti poteansi appena accettare compiuti, frutto di ispirazione o di ineluttabile necessità, non mai meditarli, e tanto meno dar loro carattere pseudo-legale di mandato.

“Tal repressione sconcertò i piani degli arcangeli infernali, e fu la prima origine di quella cupa ostilità cui furono fatte segno le persone oneste dell’associazione, dai malvagi penetrati in essa; le cose vennero a tale estremità che le prime trovaronsi impensatamente tra due fuochi, gli oppressori stranieri e i salvatori: e spesso questi ultimi facevano più terrore che i primi.

“Qualche tempo dopo la morte del Vandoni — sull’imbrunire di una giornata del 1852 — uno di quegli scellerati popolani che s’erano introdotti nella cospirazione per conoscerne le fila, veniva raccolto in una strada e trasportato morente all’ospedale maggiore. Accorrevano premurosamente al suo letto il direttore di polizia e le autorità militari; ma per quanto dicessero e facessero non poterono strappargli una parola: lo spavento e fors’anche il rimorso lo avevano annichilito. Coperto di ogni sorta di delitti, assassino, complice di furti famosi rimasti impuniti, quella giustizia sommaria fulminea che