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“Interrogata dal giudice una mendica che aveva stazione fissa alla porta della chiesa, in faccia alla quale era accaduto il fatto, rispose che l’arcangelo Gabriello era sceso dal cielo a punire quel malvagio di dottore. Non è improbabile che, a quella poveretta, il viso bellissimo dell’uccisore avesse dato argomento a quell’esaltazione religiosa. Quel malvagio dottore, uomo d’età matura, nell’agiatezza, aveva denunciato un suo confratello d’ufficio, come possessore di cedole mazziniane, e, in seguito a quella denuncia, l’imputato aveva toccato condanna di venti anni di reclusione. Il fatto turpissimo aveva indegnato la popolazione, e lo spirito pubblico era così esacerbato, che, quando corse voce di quella giustizia sopranaturale, tutta la città ne tripudiò, e la morte di quell’infame fu un avvenimento festivo: l’opinione pubblica confermò la sentenza e l’esecuzione dell’arcangelo Gabriello. Chi però non volle dar fede alla versione dell’arcangelo ritenne che il colpo partisse da Londra, e fosse opera di tremende società segrete, che con enormi mezzi e fidati emissari, sfidasse i governi tirannici, incutendo quel terrore dell’incognito, che per non aver misura nè proporzione esagera la forza, e minaccia da ogni parte impensatamente, senza lasciar tempo di premunirsi. Il governo austriaco infatti ne fu terribilmente colpito.

“Dopo quel fatto i capi della associazione furono assediati da profferte di popolani, ognuno dei quali voleva diventare arcangelo a sua volta, e chi pro-