Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/218

— Era tempo di lasciarsi vedere; — disse egli ad Emilio appena furono in luogo da non essere intesi — non è questo il modo di agire, sai tu?

Emilio, come quegli che non aveva mai sofferto che altri gli parlasse arrogante, quantunque sapesse a che rischio s’esponeva con quell’uomo a non pigliarlo colle buone, si fermò sui due piedi, incrociò le braccia sul petto e squadratolo dal capo alle piante:

— Che cos’è quest’aria? — sclamò severamente — Credi tu forse d’impormi? Parla come si deve od io ti pianto qui sui due piedi e vado pei fatti miei.

— No signore! — disse Paolino sogghignando — lei non andrà pei fatti suoi prima di aver aggiustato i conti con me... se no...

Il tuono era mutato. Al tu confidenziale era già successo il lei.

Emilio gli si rimise allato.

— Se no che cosa? — chiese egli fingendo di non capire l’allusione minacciosa di quella frase interrotta.

— Se no... bruttura! — rispose Paolino con una parola furbesca, che vuol dir tutto, e non vuol dir nulla.

— Ah caro mio! — sclamò Emilio crollando il capo in aria di disprezzo e di compatimento — Ascolta, Paolino, e sta bene attento a ciò che sto per dirti, perchè ti assicuro che il dimenticarlo ti potrebbe costare molto caro, un giorno o l’altro. Io