Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/207

— Pendolina, figlia di baldracca, sta in campana o che ti scaccio io le mosche come va.

La creatura a cui erano indirizzate queste parole volse al monello un viso di sedici anni non più, che nella mezza luce d’una lampadaccia appesa al soffitto, si sarebbe detto esser quello d’un angelo, se non fosse stato impudico e turbato come quello di una donna da conio.

— Che cosa c’è? — chiese ella strisciando sull’ultima sillaba, e allungando il collo verso Fanfirla, cogli occhi biechi — Che cosa c’è?

— C’è che, se non la finisci di ammiccare col guerrier d’acqua io comincio a sonar la solfa, io comincio.

— Sonar la solfa a me? Sonar la solfa a me? Pover’uomo!

— Te lo darò io il pover’uomo se non smetti.

— Ma pròvati un po’, se sei da tanto; pròvati un po’...

— Ch’io mi provi, scappata dalle forche? — disse Fanfirla — Volta un po’ ancora il luminoso al guerrier d’acqua; vedrai se mi provo.

La ragazza volse lentamente il capo verso il banco dell’oste, e fissò amorosamente il pompiere, che intascato il resto, stava per andarsene.

— Ah! malnata, strega, sgualdrina; — borbottò fra’ denti Fanfirla: e di simili improperii ne infilzò un’altra mezza dozzina — vedrai se mi provo... vedrai, — seguitava dimenandosi nei panni aspettando che il pompiere se ne andasse — vedrai se mi provo.