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liberato da queste paure. Paolino con un po’ di denaro e un po’ di minacce lo si rende quieto come un agnello... Gli dirò che ogni rapporto è troncato fra noi... se potrò, cercherò di distoglierlo anche lui. E allora la mia vita sarà tutta a te dedicata, angelo mio!

Così, sbalestrato da una fantasia all’altra, Emilio era giunto innanzi alla porta di casa propria in contrada del Lauro. Schiuso lo sportello, entrò; fece le scale... e dopo aver acceso un lume nell’anticamera del proprio alloggio, passò nella stanza da letto, andò ad un armadio, levò da un cassetto del denaro, se lo cacciò in tasca; ritornato quindi, in anticamera, staccò da un chiodino, che era in un’imposta dell’uscio, una chiave che trascelse fra varie che vi stavano infilate; poi, montato fino al quinto piano, schiuse con quella un usciolo ed entrò in una soffitta dov’ei teneva certe carte, certi libri e certi arnesi, che non si fidava a tenere nella sua camera.

Entrato, si cavò il soprabito, lo gettò su un lettuccio, e fattosi verso l’abbaìno, ne aprì l’imposta, posò i gomiti sul davanzale e stette un momento a mirare la sottoposta scena.

— Ecco Milano! — sclamò. Al chiarore di una luna limpida e piena che si levava in quel punto, gli si offerse dinanzi la multiforme e svariata distesa dei tetti, dei campanili e delle cupole, e gli arrivò all’orecchio, nel solenne silenzio della notte, lo strepito ignobile di gente scorrazzante per le vie.