Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/180

me non è mai passato pel capo di scriverne; io mi limito a leggerne qualcuno di quando in quando...

— In ogni modo mi pare che per farmi un piacere avresti potuto dar totalmente il bando a queste futilità...

— Ma, ti ricorderai che ti avevo pregato di fornire tu stesso la mia piccola biblioteca. Mi sarebbe impossibile di star senza leggere. Il ricamo mi annoia... la musica mi fa male... e... non ho altro.

Ma non aveva pronunciata quest’ultima frase, che già s’era pentita d’averla lasciata sfuggire.

— Sarebbe dunque vero? — sclamò il marito — che, come mi disse il nonno, tu sia un po’ in collera con me perchè ti trascuro?

— Io? Perchè tu mi trascuri...? Tutt’altro!... Chi ti disse questo?

— Il nonno. Egli pretende che tu sia malinconica ed annoiata. Io gli risposi che tu hai troppo buon senso per non capire che io non posso starti al fianco tutto il giorno a farti ballare sulle ginocchia. Non è vero?

— Certo! Ti assicuro che io non gli ho mai lasciato supporre d’essere annoiata. E perchè dovrei esserlo?

Il marito non rispose; rimase sopra pensiero. Quella docile condiscendenza di Noemi, invece di accontentarlo, rinfocolava quel dispetto geloso che avea recato in cuore dalla casa di Cristina. Egli che s’aspettava dalla moglie qualche dolce rimprovero, e che si sentiva tanto disposto quella sera