Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Non erano scorsi due minuti che il rumore d’una chiave nella toppa dello sportello gli fe’ alzare vivamente la testa. Allora si mosse, attraversò il marciapiedi, e curvata la persona, varcò la soglia della piccola apertura che gli si era schiusa dinanzi.
Lo sconosciuto si mise per l’andito, dietro alla fantesca, che reggendo il lume dinanzi a lui, s’avviava verso la scala.
— L’avete già svegliato? — le chiese.
— Sì signore.
— Che cosa ha detto?
— Nulla ha detto, pover’uomo! Ormai ci ha fatto il callo.
— Gli toccano spesso questi casi?
— Una notte dovette svegliarsi e uscire fin tre volte.
— Questo pel vostro incomodo; — disse lo sconosciuto, dopo aver cavato una moneta dal taschino del farsetto.
E sì dicendo allungava il braccio per mettere la mancia nella sinistra della donna che le pendeva libera al fianco. Costei, sebbene non potesse vedere quell’atto, lo indovinò; giacchè, con mirabile accordo, stese indietro il braccio, abbrancò la moneta, biascicando un grazie, e la intascò, non senza prima averla sogguardata sul palmo colla coda dell’occhio.
Il giovane non rifece parola, e neppur essa. Montarono in silenzio i gradini della scala fino al terzo