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le femminili menzogne, e forse la più di moda. Chi sapesse far la storia di certe emicranie e di certi mali di nervi di cui si fa ancora tanto abuso dalle donne, chi sa quanti misteri non svelerebbe di questo genere!


Noemi, poco prima che suo marito entrasse in casa, se ne stava abbandonata mollemente nella sua sedia a bracciuoli dinanzi al franklin nella sua stanza da letto. Un volume le stava aperto sul grembo, dove l’aveva posato, stanca di leggere, o piuttosto che stanca, svogliata. Il suo sguardo fisso, lungo, intento sui tizzoni, che le crepitavano dinanzi, mostrava che la sua anima era altrove.

Ella pensava ad Emilio.

A un tratto dall’orologio della chiesa vicina udì scoccare il primo tocco delle nove e mezza; e nello stesso tempo intese il passo di suo marito che attraversava il cortile sotto la sua finestra.

All’udire entrare in casa Emanuele a quell’ora così insolita, Noemi fu presa da quella specie di molesto presentimento, che l’assaliva ogni volta che prevedeva di dovere trovarsi da sola a solo con lui; per darsi un contegno, riprese in mano il volume, e continuò la lettura; e quando il Dal Poggio ebbe battuto sul di lei uscio colla nocca dell’indice, e, avutone licenza, si presentò sulla soglia, ella non gli levò in viso lo sguardo.

— Buona sera, Noemi; — disse il Dal Poggio avanzandosi verso di lei.