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Stette così un minuto, nel quale, all’ansia cocente di poco prima, era succeduta sul suo viso la naturale impazienza di chi aspetta...

Una finestra s’aperse al terzo piano e una voce di donna chiese:

— Chi è?

— Cerco del professore; — disse lo sconosciuto con voce alterata — È in casa?

— C’è; — rispose la voce dall’alto.

— Ho bisogno di lui. Ditegli che faccia la carità di ricevermi.

— Ma, è a letto che dorme; — replicò la voce.

— Bisogna svegliarlo; — gridò l’altro imperiosamente — si tratta di vita o di morte. Scendete ad aprirmi. Avrete buona mancia.

Sia che il tuono commosso e insieme risoluto del giovane persuadessero la fantesca che non sarebbe stato così facile il congedar quell’uomo; sia che l’antifona della mancia ne vellicasse l’istinto prepotente in molte umane creature — e specialmente nelle serve — il fatto è che rispose: — Vengo; — e si ritrasse chiudendo la finestra.

Lo sconosciuto piegò il capo sul petto come uomo che si raccoglie ne’ suoi pensieri. La scarsa luce, che gli batteva da un riverbero sulla persona, avrebbe mostrato ai passanti un giovane nei 25 anni; di mezza statura; coperto da un leggero soprabito a dispetto della pioggia e del freddo; nè bello nè brutto;... tale insomma da non fermare lo sguardo di chicchessia.