Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/163

— Il conte Gerolamo? No signore; è uscito or ora dopo pranzo.

— E la contessa?

— La contessa Cristina è in casa.

— Allora andrò da lei.

Montò le scale e:

— C’è il conte? — chiese di nuovo al servo che venne ad aprirgli, quasi volesse constatare che egli non veniva che per lui.

— No signore.

— E Cristina?

— È in casa.

— È sola?

— Sì signore. Credo che sia nella sua camera da letto.

— Ebbene avvisala che, giacchè non ho trovato suo marito, sono qui per salutarla.

E senza neppur cavarsi il soprabito s’avviò verso la sala di ricevimento.


C’è un proverbio, o per meglio dire un adagio che suona: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Io credo che si possa soggiungere con uguale fortuna: dimmi come abiti, e ti dirò quanto vali. L’aspetto d’una stanza può essere una intera rivelazione. Cristina, con tutto il suo talento e tutto il suo spirito, non aveva saputo ammobigliarsi con buon gusto il proprio appartamento. In quella sala si sarebbe detto ch’ella non avesse saputo dissimulare i malvagi istinti e la tenace natura. C’era della bellissima