Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/16

tratto dinanzi gigantesca e minacciosa; e allora, per poco che tu sia superstizioso o pusillanime, ti prende quasi un’uggia di esser solo in quel silenzio e affretti il passo; tuo malgrado ti ricorre alla memoria la storiella di ladri udita poco prima, e se vedi venirti incontro una fisonomia sospetta le cedi volentieri la dritta.


Fu in una di queste notti sinistre a mezzo un dicembre, che un giovine, disceso da una carrozza che s’era fermata sulla piazza di Sant’Ambrogio, percorreva sotto l’acquerugiola, che cadeva fitta e minuta, quella contrada che congiunge la piazza al Carrobbio, cercando collo sguardo qualche cosa sulla muraglia delle case di destra.

Chi lo avesse veduto passar sotto il raggio dei lampioni, avrebbe osservato su quel volto i segnali di un’angustia violenta, come di chi cerca invano qualche cosa che gli preme.

Giunto allo sbocco della contrada del Cappuccio, lo sconosciuto ristette come sconsolato; poi, voltosi indietro precipitosamente, rifece la via esaminando più attentamente le pareti delle case... finchè un’esclamazione di gioia che gli uscì dalle labbra mostrò che avea finalmente trovato.

Allora s’accostò al muro, prese colla destra la maniglia d’un cordone da campanello di chirurgo, lo tirò con forza, e si ritrasse di nuovo in mezzo alla strada, alzando la testa alle finestre di terzo piano a cui corrispondeva il filo.