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— Oh gran che! Sarai forse tu la prima...

— Ma dunque, non mi comprendi? Se egli mi lascia come potrò io allevarlo...?

— Che!? Sei tu pazza? Che idee ti frullano pel capo?

— Come! — sclamò la Gigia — Tu vorresti forse che io non me lo tenessi con me... il figlio mio... il figlio del mio sangue...?

— Ma sta a vedere...! Per che cosa fu fatto quel buco là, lungo il naviglio... a Santa Caterina?

— Oh taci, Teresa!... taci!... Solo al pensarlo mi fa più male che l’idea di perdere Emilio...

— E tu fai conto di tenerti quell’impiccio in casa?

— Ma dunque? Non sarò io la sua madre? Non gli avrò dato io la vita? Non sarà desso mio figlio?

— Sì... ma e vivere, Gigia... e vivere?

— Oh se c’è una provvidenza ci avrà bene a pensare!... Per Dio! non vivono tutte le madri che allevano i loro figli?... non vivono le rondini, che fanno il nido sotto il tetto della mia stanza, non vive la micia di mia madre che ne ha sotto quattro? Vivrò anch’io se c’è giustizia al mondo.

— Chi ti dice che ci sia giustizia al mondo, povera Gigia! Ma e poi? Tuo padre e tua madre se vengono a saperlo?

— Non vorranno uccidermi; nè vorranno strapparmi dalle braccia il mio bambino...

— Sei pur buona, povera Gigia!