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— La mi parlò di Emilio.

— E tu?

— Ed io le confessai che gli voleva bene, ma che egli non pensava più a me.

— E lei?

— Mi disse che facevo bene ad amarlo, che lo meritava, che è un bravo giovine...

— Vedi l’infame! E dicono di noi che...

— Ma può essere che lo facesse a fin di bene.

— Sei pur buona a crederlo! Se t’avessi a contare la mia vita, vedresti di che cosa è capace una donna... che ha carrozza e cavalli!...

— Sarà un caso...

— Un caso o no, è capitato a me... Ma non importa. Ricordati sopratutto di non dir nulla ad Emilio ch’io t’abbia detto quel nome.

— No, non temere... non gli dirò nulla... a che pro glielo direi? Egli mi negherebbe tutto ugualmente. Voglio prima accertarmi co’ miei occhi, avessi a curarlo notte e giorno.

— E poi?

— E poi; — ripetè la Gigia fissando la compagna con due sguardi fiammeggianti — ah tu non sai tutto, Teresa, tu non sai tutto... Povera creatura ch’io sono!

— Che c’è di nuovo? — sclamò l’amica alzandosi.

— C’è, che s’egli mi avesse lasciata due mesi fa, ne sarei morta forse, ma sarei morta io soltanto; mentre ora... io non sono più sola... mi capisci Teresa?... mi capisci?