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— Che m’importa? Dopo Emilio, che Dio mi faccia morir qui sul posto se un altr’uomo potrà dire d’essere mio amante.

— Povera Gigia! Alla tua età ho detto anch’io queste parole, e le ho dette anch’io in buona fede. L’avrei giurato che dopo il primo non avrei fatto il secondo. Quando egli m’ha lasciata ebbi paura della mia solitudine...; poi un diavolo, credi, scaccia l’altro... Dopo questo non li ho più contati... t’assicuro, non li ho più contati.

— Teresa — ricominciò la Gigia dopo di essersi furtivamente asciugati gli occhi col rovescio della mano — mia buona Teresa... dimmi chi è... dimmelo, per carità...

— Ma e poi quand’anche lo sapessi, che cosa vorresti fare?

— Vorrei parlarle e dirle di voler bene a suo marito, e non venire a rubare l’amante ad una povera fanciulla...

— Ebbene, questo è precisamente quello che noi non vogliamo.

— E se ti promettessi di essere prudente?

— Non ti crederei.

Ma la Gigia tornò all’assalto con un tale fervore di preghiera, con un accento così pietoso e persuasivo, che finalmente la Teresa, la quale aveva forse tanta voglia di dirglielo quanto la Gigia d’udirlo, accostata la bocca all’orecchio della dolente, le scoccò il nome di Noemi Dal Poggio.

La Dal Poggio era assai conosciuta per la sua