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PROLOGO.



In certe notti d’inverno — quando la luna, che comincia a declinar verso Ticino, trapela a stento dall’annuvolato, e la nebbia cala giú presso terra a rendere piú fosche le fiammelle del gas — Milano, a chi lo percorre frettoloso, ad ora tarda, presenta talvolta degli aspetti assai curiosi.

Nella irregolarità delle sue vie deserte e illuminate a risparmio, negli angoli sporgenti e rientranti delle sue case, nell’alto e basso delle sue grondaie, ti si affacciano talvolta dei capricci di ombra e di luce non mai prima avvertiti.

Ora è il buio monotono che vien rotto improvvisamente ad una svolta dal chiarore che esce da una bottega attardata e ancora aperta; ora è la luna che mostrandosi da una fessura del cielo, rischiara la bruna facciata d’un palazzo, che ti si rizza a un