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è, sano, agiato, pieno di talento e di avvenire... egli sia felice... l’impressione che ti fa la notizia della sua disperata morte è tremenda. Dio mio, che mistero di dolore nascosto nel più profondo del cuore deve essere stato quello che lo spinse all’atto disperato!


Giunto a capo della via vidi da lontano un crocchio di gente; ma non era sotto il balcone di Temistocle; sperai e rallentai la corsa; sentivo nel cuore uno sgomento indicibile.

Arrivai al crocchio.

— Dov’è quel meschino? — chiesi a un operaio che andava sclamando: — La Provvidenza! Un giovane di quella fatta! E dicono che c’è la Provvidenza!

— Dov’è desso?

— È là in quella bottega — mi rispose.

Vi entrai, e passando quella soglia credetti di cadere per l’emozione.

Un cadavere sanguinoso e sconciato stava disteso su una tavola...

Me gli appressai, guatandolo in viso al lume incerto di una candela...

Era Temistocle!