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La sua camera divenne convegno di tre o quattro amici, nati artisti come lui, per grazia di Dio, fra i quali anch’io.

Quella fu la mia prima compagnia brusca. Allora ero giovine, e tutto mi faceva impressione. Gli altri, tutti più vecchi di me, mi davano soggezione; essi pensavano tutti come una persona sola, e si parlavano un mistico linguaggio pieno di reminiscenze, di poesia e di frizzi, e si rispondevano in rime colte al volo con accompagnamento di franchi scoppi di risa, dei quali nessuno, tranne essi, avrebbe capita la ragione; e talvolta un’idea nostra ispirava il disegno a Temistocle e il disegno di Temistocle infiammava la musa dell’amico, che alla sua volta faceva fremere la matita nella destra del povero giovine.

Era prima del quarantotto. Allora si era più allegri...

In quelle ore di feconda follia spesso i turaccioli dello spumante francese volavano alla soffitta, col lieto scoppio che fa stendere i calici a chi mesce. Temistocle fra i vini non amava che lo sciampagna, l’ispiratore della cortese allegria, diceva lui, e alla peggio l’autore della nobile ubbriachezza; ma non isdegnava il punch per la sua fiamma turchina, e quando si dava fuoco alla miscela, nel vapore opalino che si svolgeva in leggerissimi globi dall’ardente bole ei vedeva una sfilata fantastica intrecciare le sue danze infernali dinanzi a’ suoi occhi, che gli ispirava i bizzarri soggetti de’ suoi disegni.