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al tavogliere da giuoco, fosse loro venuto il ghiribizzo di andar a prendere due cavalli a nolo, per galoppar fino a Sesto a far un po’ di colazione. Come di ritorno, dopo aver lasciato giù i cavalli, Emilio fosse stato assalito sulla soglia della porta dai due furfanti della sera prima, che avevano avuto la pazienza di attenderlo fino allora.

— Il colpo fu abbastanza forte per fargli perdere i sensi, — conchiuse egli — non per ferirlo.

— Ed ora? — interrogò Noemi.

— Ora egli dorme; — rispose il vecchio che aveva preso in mano il cappello per andarsene — Quando si sveglierà sarà guarito dalla di lei presenza.

Così detto s’inchinò, ed uscì dalla stanza seguito da Gastoni.

Noemi vegliò il suo amante, finchè il rumore che fece entrando la portinaia la quale veniva ad avvertirla che il cocchiere del brougham chiedeva di lei, non lo ebbe svegliato.

Emilio, trovando al capezzale il suo angelo che avrebbe pur avuto tanta ragione di essere con lui in collera, fu vivamente commosso.

La riconoscenza gli ispirò di quelle parole ardenti e sincere che se non sono amore, ne han tutte le apparenze, e la povera Noemi si trovò adorata come nei primi giorni.

Quand’ella discese le scale di Emilio erano quasi le dieci.

La carrozza da nolo l’aveva aspettata quattro ore alla porta.