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derle. I suoi occhi stavano avidamente fissati su un punto solo... sul guanciale del letto di Emilio.

Noemi vi si accostò, e stava appunto per curvarsi sulla bruna testa, che ella aveva già veduto spiccar sul bianco origliere, quando sentì una voce senile pronunciare a bassa voce queste parole:

— Signora, la prego... non lo svegli.

Noemi si volse e vide, attraverso lo spesso velo che le copriva il volto, un vecchio venerabile dalla fisonomia dolce e buona che le additava Emilio che dormiva.

— C’è pericolo? — gli chiese Noemi, ritirandosi un passo indietro.

— Tutt’altro, — rispose il vecchio — ma ha bisogno di riposo. Erano trentasei ore che non dormiva. Questo povero giovine ha dei dispiaceri segreti e cerca di stordirsi... se non altro durante il sonno lo lasceranno quieto.

— E la ferita? — replicò Noemi.

— Non c’è ferita; fu un colpo di bastone sulla testa e uno nel petto che lo tramortirono senza recargli gran danno. Domani potrà levarsi più sano di noi.

— Ma e il sangue?

— Non fu che un po’ dal naso pel contraccolpo.

— Ma come avvenne? — ripigliò Noemi che si era seduta sulla scranna accanto al capezzale.

L’altro che non aveva ancora parlato — ed era Gastoni — le raccontò la scena della sera prima in caffè S. Carlo e come, dopo aver passata la notte