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— Or non ho tempo di ascoltare le loro signorie; però questo è il mio biglietto di visita.
— Che biglietto! Non so che farne del suo biglietto! — disse con voce rauca uno di quei due, dando una manata sotto la destra di Gastoni, e facendo saltar in aria il portafogli.
Gastoni si curvò per rilevarlo... Ma prima che il portafogli toccasse terra, Emilio s’era slanciato contro il mascalzone, e gli aveva lasciato andare in viso un potentissimo pugno.
Ne seguì un piccolo parapiglia. I fattorini del caffè s’interposero, e fecero uscir i due ribaldi che s’allontanarono minacciando vendetta.
Gastoni, dal canto suo, ridendo a piena gola di quel pugno così ben dato, prese a braccio Emilio e lo trascinò verso la scala che mette alla sala da giuoco.
— Hai molti denari da perdere? — gli chiese Emilio, montando due a due i gradini dell’angusta scaletta.
— Ho gli ultimi dodici marenghi delle duecentocinquantamila lire che mi lasciò mio padre morendo — rispose Gastoni.
— E poi?
— E poi, o in un reggimento di cavalleria piemontese, o una buona palla di pistola nel cuore.
E per quella notte Emilio dimenticò Noemi.
Il giorno dopo la povera Noemi era stata messa a più terribile prova.
Aveva rifiutato di accompagnare il nonno alla