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cronache attestandolo, ed in particolar modo i moderni romanzi istorici del Castello di Trezzo e Clenesso; avvoltosi pure Gandino nella infelicità e miserie di quei tempi, un solo esempio fra i molti ne citaremo dalle Effemeridi dal P. Calvi riportato1 — 1404: sotto la condotta di Giovan Cavalier Suardi, Pingerolo capo degli stipendiati, ed altri della città, si unirono da 500 Ghibellini a piedi ed a cavallo radunati da Gandino, Vertova, Ceno e Nembro, e tutti inviaronsi alla distruzione della terra di Albino, ove abbracciate le case, folli, e molini, si posero a combattere le torri, ed una che era sfornita di difensori cade in loro potere, ma l’altra che era quella dei Ferari, se li scoprì insuperabile — . Abbiam pure dal Celestino n. 246, che nel 1393 i Guelfi in gran numero portatisi sopra i territorj e monti di Barzizza e Gandino, e dato il fuoco a molti casolari e fenili con fieno, arrecarono un danno di più di due mila fiorini d’oro; così laceravansi, miseramente distruggevansi a vicenda le città ed i borghi, tutto andava a ruba e soqquadro; depredavansi ed incendiavansi beni ed averi con uccisione e strage dei proprj nemici, a barbari tormenti ed inaudite pene, a orrende carceri e sotterranei, sottomettendo i prigioni. Non crediate però, esprimesi un grande italo moderno scrittore, che solo i fasti italiani macchiati fossero di simili atrocità e perfidie, che tanto infamarono le Signorìe del XIII e XIV secolo. La perfidia, la menzogna, i tradimenti, e gli assassinj furono e saranno sempre il retaggio di una brutale ambizione ed avarizia, sfornita di talenti e di prevalenti poteri. Leggete la storia della prima

  1. Calvi tom. i. pag. 287.