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difendersi dalle molte incursioni di varj popoli, e Duchi competitori, che a vicenda contendevansi l’Italico suolo; dal magnanimo e generoso Imperator di Germania Ottone il Grande, concedutisi i Municipi Italiani nel 936; firmatasi la pace di Costanza, nel 25 Giugno 1183; accordatisi alle città Lombarde i diritti di suprema signoria, l’esempio venne pure imitato dal grosso e ricco borgo di Gandino, il quale di fortissime rocche, torri, seracinesche, e forte castello si ebbe a munire, siccome evidentemente il dimostrano i vetusti avanzi che sino al presente esistono. Volendosi prestar fede a quanto narra il Padre Celestino1 nella quadripartita storia di Bergamo e territorio, in Gandino battevansi monete di rame, per cui la di lui origine sarebbe antichissima sapendosi, che tali monete furono le prime ad improntarsi, Gandinum æratas solitum segnare monetas.2
Dai sette lati, evventi del comune scorgonsi infatti antichissime porte con sfasciati e demoliti torrioni, e feditoje, e l’antico Castello, che forma in adesso la comoda ed amena abitazione del Consigliere d’appello don Luigi Patirani, tanto benemerito del proprio paese. Straziata e divisa alla fine l’Italia dalle terribili ed intestine fazioni dei Guelfi e Ghibellini, che desolaronla per due e più secoli; introdottosi il feudale sistema per ogni dove; divenuto misura del diritto la sola potenza, e l’arbitrio di un signorotto e feudetario; penetrate le fatali contese e discordie dell’Impero e della Chiesa anche nel territorio Bergamasco, le vecchie