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- Ingiu.
- Dì, che cosa fai?
- Giu.
- Giuste cose dico.
- Ingiu.
- Ma voltarò queste contradicendo, ne voglio che vi sia giustitia, in modo niuno.
- Giu.
- Dì tu, ch'ella non vi è?
- Ingiu.
- Dimi un poco, ov'ella?
- Giu.
- Apresso à i dei.
- Ingiu.
- A che modo adunque essendovi la giustitia, Giove non è morto, havendo legato il padre?
- Giu.
- Oime, et si vi puo aggiugnere anche questo male, datemi una conca.
- Ingiu.
- Superba vecchia, et discordevole sei.
- Giu.
- Impudica sei, et dinanzi, et di dietro.
- Ingiu.
- Sono rose queste che dici.
- Giu.
- Et robatrice di cose sacre.
- Ingiu.
- Di giglij m'incoroni.
- Giu.
- Ucciditrice del padre.
- Ingiu.
- D'oro inspargendomi non mi conosci.
- Giu.
- Nò nò avanti, ma di piombo.
- Ingiu.
- Hor già questo m'è ornamento.
- Giu.
- Sei molto ardita.
- Ingiu.
- Tu poi sei vecchia.
- Giu.
- Ma per te niuno de giovani ne vuole andar. sarai conosciuta à l'ultima da gli Ateniesi, che cose tu insegni à i rozzi.
- Ingiu.
- Spelorza brutta.
- Giu.
- Tu poi fai bene, avenga dio, che in prima pitocavi, dicendo che tu eri Telefo Misio, da una scar-
