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Str.
Non so, ma tu mi pari dir bene, ch’è adunque poi il fulmine?
Socr.
Quando il vento sgonfio, et innalzato, s’inchiude in esse nebule, di dentro via quelle sgonfia à guisa d’una vesica, et poi per forza rompendole, escie fuori terribile per la spessezza, da la sorbitione, et da l’impeto, da se stesso brusciandosi.
Str.
Per Giove, adunque manifestamente ciò m’avenne una volta ne le feste di Giove io arrostiva una panzetta à mei parenti, e poi non la sfendeva non curandomi: et questa pur s’enfiava, poi subito à loro strasondando ella si mi distese per sù gli occhi, e m’ascottò la facia.
Coro.
O huomo desideroso de la nostra gran sapientia, tu molto aventurato fra gli Ateniesi, e Greci diverrai, se sei memoriato, et studioso, e la cosa piu infelice è ne l’anima, et non t’afatichi, ne stando, ne andando, ne freddo havendo, molto ti tristi, ne disideri di disnare. da’l vino poi ti guardi, et da altri essercitij venerei. et questo tieni per cosa ottima, cosa che conviene à un’huomo prudente, à vincere, facendo, et consigliando, et con la lingua combattendo.
Str.
Ma per causa d’un’anima stabile, et d’un pensiero difficile, et d’un ventre parco, et dal viver consumato, e che de l’herbe cena: non haver pensiere confidandoti per causa di queste cose essere fab-