Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/597

Mirrhina
La farai per dio,ch’io vengo presto.
Cinesia
L’huomo mi rovinerà per queste coltre.
Mirrhina
Inalzati.
Cinesia
Questo è ben diritto.
Mirrhina
Vuoi cbe t’inunga e profumi?
Cinesia
Non per Apolline, non di certo.
Mirrhina
Per Venere, se vuoi, e se non vuoi.
Cinesia
Postu spander l’onguento, ò signor Giove.
Mirrhina
Porgimi la mano, et piglia et ungiti.
Cinesia
Non è sovave l’onguento, non questo per Apolline, è se non tardativo e non sente di nozze.
Mirrhina
Misera me ch’o hò portato il Rodioto onguento.
Cinesia
Bono. Lascialo stare ò misera.
Mirrhina
Mi dai la baia havendolo.
Cinesia
Poscia morire malamente, che hà fatto questo onguento.
Mirrhina
Piglia quest’alabastro.
Cinesia
N’hò io un’altro, sta giu matta, et non mi portar nulla.
Mirrhina
Questo facio per Diana, et io mi scalzo, ma ò carissimo delibera che si pattegi.
Cinesia
Deliberarò. mi hà rovinato et afflitto mia moglie e in ogni cosa, e spogliandomi s’è fugita. Oime che degio far? quale chiavarò io? ingannato da la più bella di tutte, in che modo allevarò io costei à guisa d’un fanciullo? dov’è Volp’ocha? pigliami a nollo una rebeba.
Coro de vecchij
Da gran male sei afflitto ne l’animo et ingannato, et io compassionisco di te, oime, oime.