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D’ARISTOFANE. 240
se che havemo portato con noi.
Cr.
Tutte le cose apparecchiate sono, che hai detto. pertiene à te avisarne d’ogni cosa, qual vuoi, che che faciamo, é cosa utile à noi, che ben ascoltiamo, so ben io che nissuna più grave di te è meschiata trà le donne.
Pra.
Aspettate un poco, che voglio l’imperio, che mi consultate voi, adesso ho comprovato, che certamente ne la turba, e ne le gravi cose, sete fatte virilissime.
Huo.
Onde vieni Prassagora?
Pra.
Che ne vuoi fare disgratiato?
Huo.
Che ne voglio far?
Pra.
Huomo da niente, non dirai da l’innamorato?
Huo.
Non da uno forsi.
Pra.
E certo t’è lecito, che l’aprovi.
Huo.
A che modo?
Pra.
Se la testa mi sente di perfumi, ò d’onguenti.
Huo.
Che la donna non si chiava senza onguento?
Pra.
Non io misera.
Huo.
Come dunque sei andata la mattina ne’l far de’l dì, con silentio pigliatomi il pallio?
Pra.
Una certa donna, e amica mia, e compagna, volendo parturire. mi ha mandata à chiamare.
Huo.
Non me l’hai detto à me.
Pra.
Non hai cura d’una pagliolata, che cosi stà male ò marito?
Huo.
Non me l’hai detto.